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Mental Coaching

Il mio lavoro come Mental Coach consiste innanzitutto nell’individuazione dei bisogni specifici dell’Atleta che possono riguardare, ad esempio:

– il superamento di paure o blocchi emotivi

– lo sviluppo delle abilità cognitive (come la focalizzazione) legate alla prestazione

– la capacità di gestire lo stress e l’ansia da gara

– l’attivazione o il rilassamento

– la sostituzione delle credenze disfunzionali con quelle funzionali

– l’utilizzo ottimale del self talk.

Nel far questo ricorro ad uno strumento fondamentale quale il Goal Setting: una griglia di informazioni da definire insieme al Coachee per arrivare alla definizione di un obiettivo espresso in positivo (cosa SI VUOLE ottenere), sotto la responsabilità diretta della persona, misurabile (quanto più oggettivamente possibile), definibile lungo una linea del tempo (deve avere una data di inizio e una di fine), ecologico (compatibile con gli impegni di vita della persona e di chi gli è intorno), sufficientemente sfidante ma non irraggiungibile.

Definito bene l’obiettivo si passa a tradurre il lavoro in un piano d’azione che dev’essere rispettato il più possibile in termini di scadenze e obiettivi intermedi.

In ogni sessione si parte dal lavoro fatto, si analizzano punti di forza e aree di miglioramento e, se in linea con piano di azione, si lavora per il passaggio successivo.

Gli strumenti che utilizzo partono dalla comunicazione: dialogo strategico e rapport sono le chiavi di accesso alla relazione utile al cambiamento. Solo quando si riesce ad instaurare una relazione di fiducia, è possibile lavorare sul resto.

La PNL (Programmazione Neuro Linguistica) e il Problem Solving mi permettono di ottimizzare la fase di Goal Setting definendo contenuti del lavoro cuciti su misura del Coachee.

L’esperienza mi ha insegnato a partire dall’individuazione delle strategie disfunzionali (ciò che, pur con le migliori intenzioni, impedisce il raggiungimento di un obiettivo o la risoluzione di un problema). L’obiettivo è la sostituzione di ciò che non ha funzionato con elementi in grado di produrre cambiamento: comportamenti, abilità, comunicazione verso se stessi e gli altri.

Quando è necessario lavorare su stati d’animo, paure o altre situazioni depotenzianti si devono utilizzare strumenti che calzano rispetto alla persona e al contesto. In alcuni casi è sufficiente insegnare tecniche di visualizzazione e di neuro associazione, in altri è necessario ricorrere a tecniche psicologiche.

Per quanto riguarda l’ansia da gara, uno strumento molto efficace è quello di eseguire specifici esercizi di respirazione associati a visualizzazione e self talk positivo. Attraverso l’utilizzo consapevole della respirazione è possibile imparare a interagire con il sistema ortosimpatico (dell’attivazione!) e con quello parasimpatico (del rilassamento).

In altri casi, quando l’ansia da prestazione è eccessiva o la preparazione a competizioni significative è minacciata dall’insicurezza, può essere necessario lavorare sulle credenze personali che spesso hanno un ruolo determinante nel senso di autostima e di autoefficacia.

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